Perdita uditiva e stigma sociale
perché ci si vergogna ancora dell'apparecchio acustico
Ce ne sono di ogni modello e foggia; hanno colori e fantasie sempre diversi; seguono le mode con i loro design accattivanti. Stiamo parlando degli occhiali da vista, un oggetto di stile che nasce per risolvere un difetto visivo.
Se è vero che vengono utilizzati per porre rimedio ad un problema della vista che impedisce di vivere serenamente la quotidianità, è altrettanto vero che sono spesso sfoggiati con orgoglio come un accessorio capace di dare carattere ad una scelta di look.
Sono quindi riusciti ad acquisire una funzione ulteriore rispetto al ruolo per cui sono nati, e continuano ad essere usati su indicazione e consiglio di specialisti medici per porre rimedio ad un deficit visivo.
In qualsiasi modo li si voglia considerare, come protesi esterne per la vista o come accessorio trendy, sono un oggetto che oggi milioni di persone scelgono di indossare.
Che cosa succede invece con gli apparecchi acustici? Vediamolo insieme
I numeri dell’ipoacusia in Italia
Si stima che in Italia ci siano circa 7 milioni di persone che hanno problemi di udito, quasi il 12% del totale della popolazione. In particolare, soffre di ipoacusia 1 persona su 3 nella fascia degli over 65, ma solo il 30% ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi 5 anni. Superiamo il 50% se conteggiamo coloro che non si sono mai sottoposti a questo esame nel corso della propria vita.
Facciamo un passo ulteriore e aggiungiamo un altro dato per completare questo quadro: avere la conferma di avere problemi di udito non rappresenta un elemento sufficiente per decidere di intervenire e farsi aiutare da un apparecchio acustico.
Ci sono studi che hanno calcolato che, tra la diagnosi di ipoacusia e la scelta di comprare un dispositivo, intercorre un periodo di tempo compreso tra 7 e 10 anni.
La centralità del tema dello stigma sociale
Che cosa ci raccontano questi numeri? Che sicuramente è presente una forte resistenza da parte delle persone, e in particolare da parte degli anziani, ad ammettere di poter aver problemi di udito.
Esiste ancora un forte stigma sociale che associa la necessità di dover indossare una protesi acustica all’avanzare dell’età: ammettere di aver bisogno di un apparecchio vorrebbe quindi dire di dover ammettere di essere vecchi.
Si ritiene che l’imbarazzo che rende difficile accettare di dover indossare uno di questi dispositivi sia principalmente dovuto a diversi fattori.
In primo luogo, esiste una mancanza di informazione relativa alla vasta gamma di possibilità che sono presenti quando si deve scegliere un apparecchio acustico. Oggi esistono modelli quasi invisibili che permettono di nascondere la presenza di un deficit uditivo.
Allo stesso modo, molte persone pensano che indossare un apparecchio acustico possa essere fastidioso. In realtà, se è vero che nel periodo iniziale può essere necessaria una fase di set-up, nel momento in cui è ben regolato il dispositivo non ha bisogno di particolari cure.
Esiste poi un altro tema, centrale, che è legato ad una profonda disinformazione che rende difficile, per le persone, acquisire consapevolezza dell’importanza di controllare il proprio udito con controlli frequenti. Unito a ciò, esiste una totale mancanza di conoscenza su quelle che possono essere le conseguenze che può causare la perdita di udito: ansia, depressione, disturbi del linguaggio e demenza, per citarne alcune.
Infine, una riflessione, che ci pone davanti ad una domanda: è più visibile un apparecchio acustico, che permette ad una persona di interagire con gli altri, oppure risulta più evidente l’incapacità di una persona di integrarsi nell’ambiente che la circonda a causa dei suoi problemi di udito?
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