Per offrirti il migliore servizio possibile questo sito utilizza cookies. Cookie Policy & Privacy Policy

Sentire o ascoltare?

Quali sono le differenze

Data: 10/06/2024
Sentire o ascoltare?

C’è un esempio molto semplice che permette di comprendere la differenza tra sentire e ascoltare.

Basta pensare ad una telecamera di sorveglianza, quel sensore esterno che si limita ad effettuare una registrazione per poi inviare le immagini ad uno schermo. Per dare valore a quanto viene trasmesso, è però necessaria la presenza di qualcuno che sia in grado di comprendere quello che vede e attribuirci un senso.

Stessa è la differenza che intercorre tra sentire e ascoltare.

Sentire o ascoltare: definizioni

Il termine sentire indica infatti il processo fisiologico attraverso il quale le onde sonore vengono percepite dall’orecchio e trasmesse al cervello. Costituisce un’attività passiva e automatica, che non richiede uno sforzo consapevole.

Ascoltare, invece, implica un processo attivo che presuppone dare attenzione ai suoni percepiti, comprendendone e interpretandone il significato. Richiede pertanto un’intenzionalità e un coinvolgimento consapevole.

Sentire rappresenta quindi un’attività di cui si occupano le sole orecchie, mentre capire implica l’attivazione delle aree acustiche del cervello che ricevono le informazioni che vengono raccolte dalle orecchie, poi elaborate e rese portatrici di significato.

Quello che succede alle persone che hanno un calo uditivo si può descrivere come l’incapacità di raccogliere correttamente i suoni dall’ambiente. Questa problematica non riguarda però tutte le frequenze sonore che ci circondano: a seconda del tipo di perdita uditiva, ci può essere una difficoltà a percepire alcuni suoni che non va ad inficiare la capacità di sentirne altri, con una gradazione che può avere ampie variazioni da caso a caso.

Le conseguenze dell’ipoacusia

Le persone che vengono generalmente definite come ipoacusiche presentano proprio una difficoltà di percepire correttamente soltanto alcuni suoni. E sperimentano la sensazione di sentire correttamente, mentre invece vivono la frustrazione di avere una netta difficoltà a comprendere perché faticano a percepire alcuni suoni e non ricevono pertanto tutte le informazioni che servirebbero loro per decifrare correttamente i messaggi ai quali sono esposti.

Per sopperire a questa mancanza, il cervello cercherà di intervenire utilizzando l’intuito per provare ad estrapolare dal contesto il significato dei messaggi che riceve, andando ad integrarli con quanto riesce a ricreare con la propria esperienza. 

È chiaramente facile immaginare come lo sforzo che viene compiuto dalle aree acustiche per tentare di elaborare e dare un significato a quanto percepiscono porti ad un importante affaticamento del sistema. Conseguenza più evidente è l’isolamento della persona che soffre di ipoacusia, che assume comportamenti che le permettano di evitare di trovarsi in situazioni nelle quali le interazioni possono essere difficili. Questo provoca evitamento, isolamento e depressione.

Se queste possono essere le conseguenze relazionali, dal punto di vista fisiologico questa situazione può creare scompensi alle varie attività cerebrali, rischiando di innescare processi degenerativi e inducendo un generale processo di atrofizzazione del sistema uditivo.

Nel momento in cui si rende quindi conto di trovarsi, o di essere vicini ad una persona che si trova in quella condizione che si potrebbe definire come “sento ma non capisco”, ecco che diventa necessario intervenire con tempestività per evitare che una piccola presenza di calo uditivo possa portare a conseguenze ben più grandi.

Se ritieni che possa essere diventato necessario chiedere un parere di un esperto ed effettuare un controllo dell’udito, non esitare a metterti in contatto con noi: saremo felici di fissare un incontro!


 

×