Apparecchio acustico, cosa aspettarsi - Parte 2
Strategie semplici per ottenere i migliori risultati possibili
Come facilmente immaginabile, una persona che ha appena cominciato ad utilizzare gli apparecchi acustici, o che ha da poco sostituito i suoi vecchi con dei dispositivi più innovativi, si troverà inevitabilmente a vivere delle situazioni insolite e di iniziale disagio. Il verificarsi di questi episodi andrà via via svanendo, in quanto provocato dalla naturale inesperienza del paziente nei confronti della novità.
Dato che queste situazioni sono estremamente comuni e altrettanto facilmente risolvibili, abbiamo pensato di raggrupparle in questo opuscolo in modo che chiunque, in qualunque momento, possa riconoscere la situazione che lo turba e avere già sottomano la soluzione.
Indice:
- Non capiscono quando mi parlano al telefono
- Sento male le "S"
- Sono sempre stato solo in casa, cosa li uso a fare?
- Mi cade dall'orecchio
- Lo so come sono fatto, tanto poi non li uso e li metto nel cassetto. È successo così con i precedenti
- Gli auricolari mi fanno male le orecchie
la soluzione
Non capisco quando mi parlano al telefono
Una delle più comuni questioni sollevate da chi ha appena cominciato a utilizzare gli apparecchi acustici è la difficoltà di comunicare al telefono. Per fortuna, questo piccolo inconveniente è facilissimo da risolvere: basta acquisire un po’ di manualità e di consapevolezza su come è fatto un apparecchio acustico.
Una volta indossate le protesi, infatti, siano esse dentro l’orecchio o posizionate dietro di esso, tutti i suoni che ascolteremo non deriveranno più dal nostro naturale canale uditivo ma dai microfoni di cui queste sono dotate.
E’ inutile, quindi, tenere il telefono come al solito ma è sufficiente posizionarlo in modo che l’altoparlante da cui esce la voce di chi parla sia in concomitanza con i microfoni dell’apparecchio acustico. Chiedete semplicemente al vostro audioprotesista di aiutarvi a capire come posizionare correttamente la cornetta e ricordatevi di fare la stessa ogni volta che telefonerete a qualcuno.
Oggi, inoltre, molti modelli di apparecchi sono dotati di un programma specifico per l’ascolto del telefono che si attiva manualmente o automaticamente e permette di sentire la voce di chi parla direttamente tramite il nostro apparecchio acustico. Questa funzione sfrutta il campo magnetico generato dalla bobina telefonica per attivarsi e dare la possibilità di eliminare ogni difficoltà di ascolto, purché il telefono sia comunque tenuto a contatto con gli apparecchi acustici. La bobina telefonica, se necessario, può essere potenziata applicando una piccola calamita in prossimità del microfono della cornetta.
Esistono anche una lunga serie di accessori, che permettono di collegare le protesi al telefono via Bluetooth o wireless, in modo da rendere l’ascolto telefonico perfetto, senza che sia più necessario nemmeno spostare il telefono dalle tasche.
Con l'apparecchio acustico sento tanto le "S"
Nella maggior parte dei casi, la perdita dell’udito non rovina l’ascolto di tutti i suoni allo stesso modo ma inizia a far scomparire le frequenze più alte (i suoni acuti). I suoni più gravi, invece (le frequenze basse) resistono molto più a lungo al degrado uditivo e sono gli ultimi a venire persi.
Questo processo fa sì che le persone si abituino a vivere in un mondo più ovattato, dai suoni morbidi ma sempre più indistinti l’uno dall’altro. Da qui nasce il problema più diffuso tra i deboli di udito, cioè “Sentire ma non capire”. Chi subisce questa situazione è ancora in grado di udire il suono della voce di chi gli parla ma non riesce più a percepire quelle sillabe che gli permetterebbero di distinguere una parola dall’altra.
La cosa peggiore di questa situazione, oltre che non riuscire più a comunicare con gli altri, è il fatto che il cervello si dimentica dell’esistenza di questi suoni e quindi tentare di recuperarli diventa molto più difficile.
Gli apparecchi acustici, per compensare la perdita uditiva, amplificheranno principalmente le frequenze acute e quindi stimoleranno una parte di sistema uditivo inattiva da anni, riportandole dei suoni di cui si era del tutto dimenticata.
Suoni ambientali tipo gli scricchiolii, i sibili, i tintinnii e gli squilli, oppure verbali come le S e le F, torneranno improvvisamente alla luce e sembreranno strani, forti e distorti, non perché lo siano davvero ma perché la memoria uditiva li aveva cancellati.
Ascoltare e percepire questi suoni “nuovi” può risultare fastidioso inizialmente ma è di fondamentale importanza per rieducarsi a capire in maniera nitida quello che gli altri dicono.
Gli apparecchi devono essere regolati in maniera che questo passaggio sia il più comodo e graduale possibile ma è bene sapere che più i suoni metallici e sibilanti vengono ridotti, meno velocemente allenerò le mie orecchie, e quindi più lentamente tornerò a sentirmi a mio agio durante le conversazioni con le persone.
Sono sempre stato solo, in casa, cosa li uso a fare?
Gli apparecchi acustici non sono, come si pensa, solo degli amplificatori che aumentano il volume delle voci. Da questa inesattezza nasce l’ idea che se uno è sempre in casa e non ha nessuno con cui parlare, allora non abbia bisogno di protesi acustiche.
La realtà è ben diversa: vivendo da soli, ci sono meno occasioni di comunicare e quindi non si hanno mezzi efficaci per capire se il proprio udito sia efficiente oppure no.
Il fatto che non ci accorgiamo della presenza del problema non vuol dire che questo non esista. Anzi, vista la nostra inconsapevolezza, gli daremo modo di degenerare indisturbato fino ad avere conseguenze devastanti per la nostra salute mentale e fisica.
Non riuscire più a comunicare è solo la conseguenza visibile della debolezza di udito, ma le reali conseguenze sono subdole e molto più profonde.
Un udito carente significa una stimolazione insufficiente al cervello, il quale si troverà isolato dal mondo e andrà incontro a una degenerazione accelerata, per mancanza di attività. È chiaro che è difficilissimo recuperare una situazione di questo tipo, soprattutto se ignorata da tanto tempo.
Quando si applicano gli apparecchi acustici, l’obiettivo non è solo quello di far sentire l’utente ma quello di riabilitare la sua area uditiva celebrale in modo da arricchire la memoria sonora, ormai impoverita, e permetterle di dare di nuovo un significato ai suoni che percepisce.
E’ di fondamentale importanza indossare gli apparecchi acustici in casa, anche quando si è soli, per percepire tutti i suoni ambientali e allenare, così, la nostra mente a codificare l’universo sonoro che ci circonda e mantenerla attiva. In questo modo le nostre orecchie diventeranno abili a capire quello che dicono le persone, anche nelle situazioni più difficili.
L'apparecchio acustico mi cade dell'orecchio
Ogni apparecchio acustico, sia retro-auricolare che interno al condotto, viene applicato prendendo l’impronta del canale uditivo al fine di realizzare un auricolare su misura, oppure misurando le dimensioni del tubetto fine e della cupoletta che alloggerà all’interno del condotto. Grazie a queste operazioni non c’è rischio che gli apparecchi cadano fuori dalle orecchie.
Nel caso in cui la mobilità delle protesi sia troppo alta, esiste sicuramente una soluzione per risolvere il problema: ad esempio rifacendo le impronte del canale uditivo o applicando delle cupolette di dimensioni maggiori.
Per le protesi endo-auricolari o quelle dotate di chiocciole su misura, potrebbe essere necessario risistemarle nelle orecchie ogni tanto, poiché il movimento dei muscoli della mandibola, tende a spingerle leggermente fuori sede.
In realtà, nella maggior parte dei casi, è l’utente stesso a inserire gli apparecchi in maniera non ottimale, poiché nei primi tempi è ancora inesperto. Gli basterà togliere e mettere gli apparecchi 4 o 5 volte, sotto la supervisione dell’audioprotesista, per imparare a indossare bene gli apparecchi senza più aver timore di perderli.
Lo so come sono fatto, tanto poi non li uso e li metto nel cassetto. È successo così con i precedenti.
Sentiamo spesso questa considerazione da persone che giungono a noi dopo aver vissuto esperienze negative con apparecchi acustici fornitigli da altri centri. Sono scoraggiati per aver sostenuto grandi sforzi economici senza risultato, il problema di udito li opprime ancora e sono convinti di non essere adatti all’uso degli apparecchi, dati i numerosi tentativi falliti in passato.
Queste situazioni sono facilmente evitabili grazie ad alcuni semplici elementi: la reale qualità delle protesi applicate, la corretta informazione del paziente circa il percorso che sta per intraprendere e l’assistenza continua e periodica del personale tecnico specializzato.
Quello che porterà il paziente a dimenticarsi di avere un problema di udito, infatti, non saranno le protesi in sé, ma il percorso riabilitativo graduale e costante con cui, proprio grazie agli apparecchi, alleneremo il suo sistema uditivo a tornare a percepire i suoni e a codificare le parole.
Gli apparecchi acustici sono solo gli strumenti materiali che ci aiutano in questo cammino, ma il vero grande lavoro, lo fanno il tecnico audioprotesista e il cervello del paziente.
Come ogni organo sottoposto a inutilizzo, anche l’orecchio ipoacusico va incontro a indebolimento e degenerazione: la stessa sorte, se non peggiore, tocca all’area acustica del cervello, deputata a raccogliere i suoni e a elaborarli.
Il paziente a cui viene applicato un apparecchio deve sapere che la protesi gli permetterà soltanto di sentire i suoni, ma la possibilità di capire le parole gli verrà restituita soltanto una volta che la sua testa sarà in grado d'interpretarli e codificarli. Questo risultato lo si ottiene solo grazie a un continuo e duraturo allenamento, che va gestito e programmato dal personale tecnico specializzato.
L’audioprotesista deve sì scegliere la tecnologia migliore possibile per risolvere il problema di udito in questione, ma dovrà soprattutto mettere al corrente l’utilizzatore su quello che può aspettarsi nei primi giorni di utilizzo, fornire suggerimenti su come comportarsi nelle situazioni più difficili e studiare un percorso di adattamento graduale, personalizzato sulle particolari esigenze di ogni singolo paziente.
Soltanto la corretta riabilitazione e il coinvolgimento informato dell’utente faranno la differenza tra un paziente soddisfatto che può finalmente dimenticarsi di avere un problema di udito e una persona depressa e sfiduciata che ha messo gli apparecchi acustici nel cassetto.
Gli auricolari mi fanno male alle orecchie
Nei rari casi in cui si verifichi questa evenienza, non bisogna assolutamente preoccuparsi. Il primo motivo per cui le orecchie possono dolere è che non sono abituate ad avere qualcosa all’interno dei canali, e la pelle dei condotti è molto sottile e sensibile.
Gli auricolari su misura (o chiocciole), per funzionare bene, devono aderire perfettamente alle pareti del condotto uditivo le quali ne saranno inizialmente infastidite. È solo questione di pochi giorni, prima che la pelle si sensibilizzi e la smetta di dolere o prudere.
In alcuni casi è possibile che il dolore sia causato dal fatto che l’utente non inserisca gli auricolari nel modo corretto, provocando infiammazioni o piccole escoriazioni alla pelle dei condotti.
In casi decisamente più rari, può essere che il dolore o il prurito siano causati da un’allergia che il paziente può avere per il materiale con cui sono costruite le chiocciole.
La cosa migliore da fare, ogni qual volta si possa provare dolore, prurito o fastidio, nell’indossare gli auricolari su misura è segnalare il fatto all’audioprotesista il quale, a seconda dei casi, adotterà l’opportuna soluzione:
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nel caso in cui sia da poco che si utilizza questo tipo di chiocciola, sarà necessario avere pazienza per qualche giorno prima di abituarsi e, finalmente, dimenticarsi di avere degli auricolari nelle orecchie;
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se si dovesse scoprire che il dolore sia causato dall’inserimento non corretto delle chiocciole, sarà l’audioprotesista a farvi ripassare la modalità giusta per indossarle, facendovi anche provare a toglierle e metterle in sua presenza;
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se il motivo del prurito o del dolore fosse di natura allergica, è possibile ricostruire le chiocciole in altro materiale. Questa evenienza è comunque quasi del tutto impossibile che si verifichi, dato l’utilizzo di materiali studiati per essere anallergici.
- In caso il dolore da mancanza di abitudine fosse proprio insopportabile, l’audioprotesista può rifinire e limare gli auricolari allo scopo di rendere più confortevole l’utilizzo degli auricolari su misura.
E’ comunque di fondamentale importanza non rinunciare all’utilizzo degli apparecchi acustici per via di una difficoltà momentanea e facilmente risolvibile, piuttosto non esitate a chiedere un consulto con il personale tecnico del vostro centro acustico!