Per offrirti il migliore servizio possibile questo sito utilizza cookies. Cookie Policy & Privacy Policy

Sordità e invecchiamento cognitivo

Tutte le correlazioni tra la perdita di udito e l’insorgere di demenza

Data: 14/04/2021
Sordità e invecchiamento cognitivo

Il problema dell'invecchiamento cognitivo è uno dei temi più sensibili della medicina moderna, quello della perdita uditiva, invece, è uno dei più sottovalutati.

 

Cosa lega sordità e invecchiamento cognitivo?

Da quando l'occhio della ricerca ha iniziato a indagare nel vasto mare inesplorato dei problemi uditivi è emerso un interessante interrogativo: davvero gli anziani affetti da ipoacusia soffrono prima di declino cognitivo rispetto ai loro coetanei?

L'ipotesi sempre più accreditata è che la difficoltà uditiva potrebbe non avere effetti soltanto sull'inserimento sociale o sulla qualità della vita, ma agirebbe anche sulla funzionalità del cervello accelerando il declino cognitivo tipico della terza età.

 

Il collegamento tra sordità e invecchiamento cognitivo è stato confermato!

Oggi questa ipotesi è stata confermata da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine condotto da un gruppo di ricercatori del Johns Hopkins Center on Aging and Health di Baltimora (USA), che ha coinvolto 2.000 anziani per sei anni.

Tutti i duemila volontari, all'inizio dei sei anni, avevano condizioni cognitive studiatamente simili e normali ma nel corso del tempo le cose sono cambiate. La diminuzione delle facoltà mentali è stata generalizzata ma non per tutti i partecipanti è avvenuta con la stessa rapidità.

I ricercatori hanno constatato che le persone con difficoltà uditive (circa la metà del totale) avevano una probabilità del 24% più alta di perdere colpi: un anziano ipoacusico impiega 7,7 anni a perdere il 20% delle proprie capacità mentali (misurate con la scala Modified Mini- Mental State Examination) mentre in una persona normoacusica bisogna aspettare minimo 11 anni per osservare lo stesso decadimento.

I risultati di questo studio, oltre che confermare la relazione tra perdita uditiva e declino mentale, sottolineano quanto sia essenziale che i medici affrontino con i pazienti la questione delle loro capacità uditive per evitare che la soluzione al problema venga rimandata nel tempo. 

 

Qual’è il motivo che lega perdita di udito e declino mentale?

Una volta accertato il rapporto tra i due fenomeni si sta cercando il motivo da cui tale legame è determinato. Esistono tre ipotesi molto valide: 

  • la prima evidenzia come gli anziani con difficoltà uditive siano anche isolati socialmente ed è noto come la solitudine aumenti il rischio di declino mentale; 
  • la seconda sostiene che il cervello di un ipoacusico sia costretto a concentrarsi moltissimo nella percezione dei suoni sottraendo energie ad altre attività come pensare o ricordare. 
  • la terza ipotesi si interroga sulla possibile esistenza di danni cerebrali che provochino contestualmente la perdita dell'udito e il declino cognitivo.

la soluzione

Come risolvere i problemi di udito evitando un declino cognitivo?

Il numero di anziani afflitti da problemi cognitivi è destinato ad aumentare, raddoppiando ogni 20 anni come conseguenza dell'invecchiamento della popolazione mondiale: è di assoluta priorità capire quali siano le condizioni che favoriscano la comparsa di tali situazioni e quali siano i metodi di prevenzione.

In seguito alla recente scoperta sopra descritta, sta salendo alla ribalta un'altro aspetto finora poco considerato: l'efficacia degli apparecchi acustici nel restituire l'udito e rallentare la degenerazione cognitiva.

Per quale motivo indossando un apparecchio acustico si contrasta l'invecchiamento mentale? L'azione di una protesi acustica consiste nel restituire all'utente il contatto con l'ambiente circostante che poco alla volta era andato perso. Le conseguenze di un tale processo sono molteplici: da una parte si rompe la "bolla" in cui il paziente è isolato quindi si evita il rischio di distacco sociale e chiusura in se stessi che, come spiegato in precedenza, sono due fattori importantissimi nell'accelerare il declino cognitivo; dall'altra agisce l'effetto "fisioterapico" dell'apparecchio che consiste nello stimolare nuovamente la via uditiva (cellule cigliate nella coclea, nervo acustico e aera acustica cerebrale) risollevandola dall'atrofia progressiva alla quale sarebbe condannata a causa del deficit acustico. Tutti i suoni dell'ambiente, dal rumore dei passi sul pavimento al vento contro le tapparelle, per quanto inutili e insignificanti possano sembrare, contribuiscono a mantenere allenati i riflessi, l'attenzione e varie altre facoltà mentali che andrebbero incontro a rapido decadimento in una persona immersa costantemente nel silenzio. 

Si può concludere sostenendo che l'uso degli apparecchi acustici, non solo aiuta nell'immediato a sentire meglio, ma rallenta il peggioramento uditivo e allontana l'insorgenza della demenza senile.

Leggi anche l’articolo Alzheimer e depressione - Legame tra udito, depressione e demenza.

×